La seconda guerra mondiale: piloti e aerei da caccia

Nel giugno 1940, i piloti da caccia italiani montano su biplani di tela e legno (Fiat CR.32 e CR.42). Gli aerei moderni, monoplano e in metallo (Fiat G.50, Macchi C.200), sono pochi, inaffidabili, e incontrano difficoltà nel confronto con Spitfire e Hurricane. Nel 1940-1943, l’industria italiana cerca di colmare il ritardo producendo velivoli pari a quelli nemici (Macchi C.205, i Reggiane) per fornire alle squadriglie italiane macchine efficienti, ma è una corsa contro il tempo che risente dei ritardi industriali, delle scelte politiche, del numero spropositato di modelli. Non mancano solo gli aerei: i piloti hanno una visione antiquata della guerra aerea; amanti del duello aereo e acrobatico, hanno una mentalità «individualistico-sportiva» che si scontra con quella «tecnico-collettiva» del nemico.

I piloti

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