L’Italia entra in guerra impreparata. Il Corpo aeronautico militare ha pochi mezzi (75 aerei e cinque dirigibili) e un centinaio di piloti effettivi. Ai velivoli di produzione straniera (in specie francese) si affiancano presto i modelli prodotti dall’industria nazionale (Ansaldo e Caproni). Sebbene inferiore a quello di alleati e nemici, lo sforzo è immenso: 12 mila apparecchi prodotti e quasi 56 mila militari mobilitati. Nel 1915-1918, la neonata aeronautica affina le varie specialità (bombardamento, caccia, osservazione/ricognizione, fotografia, propaganda). La guerra partorisce soprattutto i miti fondativi dell’arma aerea italiana: gli assi (da caccia) senza paura (Francesco Baracca) e le imprese ardite (volo su Vienna) sono poi strumentalizzate dal fascismo per scopi ideologico-politici.
La Grande Guerra nei cieli (1914-1918)*
Paese belligerante | Aerei prodotti in totale |
Austria-Ungheria | 5.000 |
Francia | 52.000 |
Germania | 48.000 |
Gran Bretagna | 55.000 |
Italia | 12.000 |
Russia | 5.000 |
*Caffarena, Fabio
2010 Dal fango al vento: gli aviatori italiani dalle origini alla Grande Guerra. Torino: Einaudi.